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Cos’è la MMT?

Summary:
MMT è due cose: è una lente di osservazione dei processi di creazione e circolazione del denaro, ed è una ricetta per la piena occupazione e la stabilità dei prezzi. Quanto alla prima, i contributi migliori di MMT sono quelli che, sviscerando i nessi tecnici tra banca centrale, banche e Tesoro, dimostrano che il denaro a disposizione della spesa pubblica proviene sempre, inevitabilmente, dalla banca centrale, e che la differenza tra finanziamento sul mercato e monetizzazione del debito è una distinzione istituzionale e politica. La ricchezza finanziaria di famiglie e imprese, a sua volta, non può che essere alimentata dal credito bancario e dal disavanzo pubblico, ed entrambi sono strumenti che sostengono la crescita e, se sfrenati, causano crisi finanziarie o inflazione.

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Cos’è la MMT?MMT è due cose: è una lente di osservazione dei processi di creazione e circolazione del denaro, ed è una ricetta per la piena occupazione e la stabilità dei prezzi. Quanto alla prima, i contributi migliori di MMT sono quelli che, sviscerando i nessi tecnici tra banca centrale, banche e Tesoro, dimostrano che il denaro a disposizione della spesa pubblica proviene sempre, inevitabilmente, dalla banca centrale, e che la differenza tra finanziamento sul mercato e monetizzazione del debito è una distinzione istituzionale e politica. La ricchezza finanziaria di famiglie e imprese, a sua volta, non può che essere alimentata dal credito bancario e dal disavanzo pubblico, ed entrambi sono strumenti che sostengono la crescita e, se sfrenati, causano crisi finanziarie o inflazione. Eppure, le regole di politica economica degli ultimi trent’anni hanno privilegiato unicamente il ruolo della banca centrale che manovrando il costo del denaro può solo incoraggiare o scoraggiare il debito privato.

Gli economisti MMT (e non) che usavano questo modo di vedere già prima della crisi hanno potuto decifrare meglio di altri i motivi per cui, contrariamente al senso comune, il pacchetto fiscale di Obama non avrebbe fatto salire i tassi, l’assenza di una politica fiscale comune europea avrebbe violentemente destabilizzato l’euro, e il Quantitative Easing non avrebbe prodotto inflazione. E ha potuto comprendere meglio di altri perché l’unica opzione sul tavolo per arrestare la frana dell’euro nel 2012 era che la BCE intervenisse ritagliandosi nuovi spazi d’azione che sembravano proibiti dalle regole della moneta unica. Una lente di lettura efficace, dunque: la stessa che il Levy Economics Institute adoperò per criticare, controcorrente, la riduzione del debito pubblico durante l’amministrazione Clinton perché rischiava di diventare la premessa di un’impetuosa crescita del debito privato, come è puntualmente accaduto fino al collasso del 2008. Quanto alle ricette MMT, a qualcuno piace liquidarle un po’ troppo frettolosamente, riassumendole superficialmente nel principio del paese di Cuccagna in cui basta stampare denaro per diventare ricchi. Il punto è evidentemente un altro, ed è quello di spostare l’attenzione dalla dimensione del debito alla qualità della spesa e all’efficacia dell’imposizione fiscale, monitorandone con estrema attenzione le ricadute potenzialmente inflazionistiche. Il disegno è quello di dare massima priorità alla creazione di opportunità di lavoro, sia privato che di utilità sociale, adoperando la politica fiscale in maniera funzionale al raggiungimento del fine.

Andrea Terzi

Another positive contribution of MMT, especially from a european point of view, is also that it makes it transparently clear why the euro-experiment has been such a monumental disaster. The neoliberal dream of having over-national currencies just doesn’t fit well with reality. When an economy is in a crisis, it must be possible for the state to manage and spend its own money to stabilize the economy.

When the euro was created twenty years ago, it was celebrated with fireworks at the European Central Bank headquarters in Frankfurt. Today we know better. There are no reasons to celebrate the 20-year anniversary. On the contrary.

Cos’è la MMT?Already since its start, the euro has been in crisis. And the crisis is far from over. The tough austerity measures imposed in the eurozone has made economy after economy contract. And it has not only made things worse in the periphery countries, but also in countries like France and Germany. Alarming facts that should be taken seriously.

The problems — created to a large extent by the euro — may not only endanger our economies, but also our democracy itself. How much whipping can democracy take? How many more are going to get seriously hurt and ruined before we end this madness and scrap the euro?

The euro has taken away the possibility for national governments to manage their economies in a meaningful way — and in country after country, the people have had to pay the true costs of its concomitant misguided austerity policies.

The unfolding of the repeated economic crises in euroland during the last decade has shown beyond any doubts that the euro is not only an economic project but just as much a political one. What the neoliberal revolution during the 1980s and 1990s didn’t manage to accomplish, the euro shall now force on us.

But do the peoples of Europe really want to deprive themselves of economic autonomy, enforce lower wages and slash social welfare at the slightest sign of economic distress? Are​ increasing income inequality and a federal überstate really the stuff that our dreams are made of? I doubt it.

Lars Pålsson Syll
Professor at Malmö University. Primary research interest - the philosophy, history and methodology of economics.

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